Tesoro nascosto: Arte carceraria

Sulle pietre del torrione sono scolpite le testimonianze dei suoi prigionieri. All’interno di questa prigione di Stato si possono ammirare gli affreschi dipinti da Ludovico Sforza e i graffiti di altre personalità, scoprendo non solo un vero e proprio archivio penitenziario ma soprattutto un nuovo tipo di arte: l’arte carceraria.

Un gigante di pietra irremovibile e severo, il torrione della cittadella reale può essere scorto già fuori dalle mura. Con un’altezza di 36 metri, la cittadella militare diventò prigione del regno fra il XV e il XVIII secolo e fu la “casa” di molte figure politiche.

Ricordiamo il duca di Milano Ludovico Sforza che vi rimase per 4 anni e che lasciò un ricordo di questo periodo. Grazie al suo titolo, riuscì a guadagnarsi alcuni privilegi all’interno della sua cella privata e riscaldata: riceveva visite, poteva passeggiare fuori dalla cinta muraria e soprattutto riceveva il materiale per dedicarsi alla sua passione, la pittura. Durante la sua prigionia, realizzò degli affreschi sulle pareti e sulle volte. L’opera è stata sottoposta a restauro e si distingue ancora una delle sue frasi “colui che non è contento” incisa sulla parete esposta a ovest.

Incidere sui muri delle celle è pratica consolidata e la sala dei graffiti ne è un esempio. Le pietre mostrano i nomi e le frasi in lingue diverse, ma anche simboli religiosi e stemmi. È stato inoltre scoperto un fregio che si ripropone su tutte e quattro le pareti della stanza.
Questi bassorilievi rappresentano tredici personaggi armati, probabilmente scolpiti dallo stesso prigioniero. Un’importanza fondamentale per la testimonianza ai posteri, ma anche la scoperta di una vera corrente artistica, quella dei clandestini.
 
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